Ludos
La pratica costruttiva vera e propria (così come nel grande originale d’acciaio Cor-Ten di 216×205×300 cm) mette in azione una procedura dove non si lascia nulla al caso, dove la fantasia lascia il campo al metodo e all’istruzione, anche se in miniatura.
C’è una scheda tecnica che non è solo informazione, ma una vera e propria trasparenza iconografica predisposta per portarti dove devi andare. C’è da mettere in pratica il senso della responsabilità nel fare, perché la fedeltà non è un optional, ma un’agire quasi rituale, che porta il risultato della fatica, secondo il grado d’attenzione con cui ci si dedica al lavoro, verso una costruzione felice o verso una costruzione infelice (che poi equivale alla distruzione dell’opera). Per amore dell’arte ci si rifugia in questi calibrati momenti di gioco e di elaborato ozio. Sì un gioco, un vero e proprio ludus, un puro gioco, che già Roger Caillois ci indicava come spazio di manovra in cui riprodurre in ambito protetto, alcuni impulsi presenti nella realtà (dal suo elenco poesia-catalogo estraggo ad esempio; la soddisfazione procurata dall’arte combinatoria, l’equilibrio dell’ingegnosità, la messa a punto di regole e norme, il dovere di rispettarle, la tentazione di aggirarle…) perciò un diversivo-divertimento, dove gli impulsi primari si lasciano andare sì nella realtà del gioco, ma che sempre ritornano al mondo reale.
Un ulteriore motivo di riflessione è quello di cogliere nella miniatura l’aspetto ludico, in opposizione, all’aspetto ben più terribile del suo modello ideale primigenio, da cui tutto è partito, una macchina da guerra che per gli indomiti spiriti marinettiani e futuristi sorge come simbolo di un energico progresso tecnologico, cioè dalla suggestiva rilettura dell’avveniristica autoblinda Lancia-Ansaldo 1ZM del 1918, per il poeta Marinetti “alcova d'acciaio veloce, creato per ricevere il corpo nudo della mia Italia nuda”.
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