Una serie di approfondimenti sulla natura del progetto forniscono spunti di riflessione e chiavi di lettura. Redatte dall'autore sulla base delle domande che gli sono state poste più frequentemente.
Cos’è
Sweet Home è apparentemente simile a una casa galleggiante, come quelle attraccate lungo la sponda del fiume costruite riutilizzando le chiatte in cemento dei vecchi ponti di barche, ma con una sagoma più semplificata e ridotta. La sua ubicazione è nella fascia fluviale tra il ciglio di sponda e l’argine maestro; il terreno è pianeggiante spazioso e asciutto, ma durante gli eventi alluvionali, quando il fiume ha la necessità di riappropriarsi dei suoi spazi e della sua libertà, può essere completamente ricoperto d’acqua.
Sweet Home non dispone di strutture d’appoggio, sostegni o piedistalli: è semplicemente posata a terra e ancorata al terreno con catene navali; con le esondazioni galleggerà, assecondando il flusso delle acque, rimanendo nei propri spazi di pertinenza.
Il Po quindi si farà, di volta in volta, parte attiva nella sistemazione dell’opera che, piena dopo piena, cambierà posizione, angolatura, orientamento. In questo modo, l’opera diventerà parte integrante del paesaggio, istituendo con esso un dialogo.
Funziona
Non è un semplice artefatto dalle sole proprietà estetiche, Sweet Home si sviluppa con una doppia funzione pratica e comunicativa che appartengono a un insieme di valori vicini all’ambito architettonico.
Sweet Home diventerà una vera e propria estensione del Museo del Premio Suzzara: uno spazio anfibio in cui le persone potranno entrare, un piccolo palcoscenico, una sala espositiva, un laboratorio sperimentale.
Sweet Home è una presenza che parla a chi non si ferma a un approccio conformistico con l’arte. Il funzionamento di Sweet Home è anche funzione culturale che vuole invalidare tutte le aspettative tradizionali e le dinamiche mercantili dell’arte. Infatti non è un’installazione monumentale, immobile, immutabile unica e irripetibile: l’autore consente a chiunque la libertà di ricostruire SH nel rispetto della licenza CC (Creative Common) senza chiedere autorizzazioni né corrispondere alcun compenso. È possibile condividere SH attribuendo la paternità all’autore, a condizione che l’opera non venga modificata né utilizzata a scopi commerciali. Apparentemente statica SH è invece un progetto in divenire perché è soggetto a condizioni funzionali sia pratiche che comunicative e alla replicabilità nello spazio e nel tempo.
È una barca o una casa?
Sweet Home è un progetto in primo luogo. Non è una riproduzione di una barca né di una casa.
La sua morfologia è caratterizzata da una parte maestra con una struttura a pianta squadrata e tetto a capanna con una doppia apertura lungo l’asse longitudinale contigua a un corpo strutturale stagno: uno scafo sottostante a fondo quasi piatto con una carena definita da un angolo di 160°. Le parti, prodiera e poppiera, simmetriche tra loro non hanno sovrastrutture.
La carena costringe l’intera costruzione a una posizione leggermente obliqua rispetto al piano di campagna, quindi il ponte di coperta risulterà in leggera pendenza lungo l’asse trasversale.
Le falde inclinate di copertura non sono collegate tra loro lungo la tradizionale linea di colmo, ma lasciano uno spazio aeroilluminante adatto all’ingresso delle acque meteoriche per il dilavamento delle superfici scolanti.
Il galleggiamento
Dal punto di vista funzionale adempie al principio di Archimede.
Galleggia e può imbarcare uomini. Adeguati mezzi di ritenuta assicurano l'opera a due plinti in cemento armato interrati sul sito di ubicazione.
Un’arca
La forma restituisce e rievoca la narrazione terribile e straordinaria che ha caratterizzato la formazione della cultura occidentale: il racconto biblico del diluvio universale. Seppur di dimensioni contenute, l’artefatto prende la forma archetipica dell’arca. È nel nostro tempo, saturo di incertezze e minacce sulla sopravvivenza umana e sull’ecosistema, che il racconto prende una notevole consistenza. Se nella narrazione del diluvio è Dio che invia il castigo all’uomo, oggi l’apocalisse biblica potrebbe essere a opera della potente e pervasiva presenza dell’uomo stesso che è causa dell’alterazione degli equilibri climatici e biologici della terra.
Una delle più temute conseguenze dei cambiamenti climatici è l’innalzamento del livello del mare: i cambiamenti interesserebbero, per fare solo qualche esempio, oltre all’Islanda, la Polinesia, i Paesi del Nord, Venezia e anche l’intera Pianura Padana, Suzzara compresa.
L'ecocidio
La storia di Noè con la sua profetica narrazione biblica è come se mettesse in guardia l’uomo dall’incombente sciagura dovuta dalla sopraffazione dell’uomo sulla natura: Cancellerò dalla faccia della terra l’uomo che ho creato e, con l’uomo anche il bestiame e i rettili e gli uccelli del cielo, perché sono pentito di averli fatti (Gen 6, 5-7).
Oggi solo lo stesso uomo che ha causato l’agonia del pianeta potrà scongiurare la sciagura che incombe con un cambiamento netto dei modelli di vita.
L’ecocidio è un crimine contro il nostro habitat e di conseguenza contro chi lo popola. Questo termine associa lo scenario giuridico con quello ecologico definendo come crimine contro la Terra la distruzione di un ecosistema da parte dell’uomo che aderisce a modelli di società violenti nei confronti della natura e di se stesso.
La doppia prora
Questa simmetria offre indubbi vantaggi: è possibile approdare e salpare in acque basse senza ruotare lo scafo e favorisce le manovre di partenza, ormeggio e abbordaggio, come la nave di Gokstad del IX secolo o i drakkar vichinghi in genere, come la burchiella cervese da trasporto, molto spartana, adatta alle lagune poco profonde.
Un avamposto
Il dispositivo Sweet Home è schierato.
Il rapporto percettivo che si viene a instaurare è una presenza che sfuggendo all’omologazione crea un nuovo valore identitario.
Il territorio è uno spazio antropico modellato assecondando il fiume. Le cave dismesse, i canneti, i piccoli stagni ricoperti di vegetazione palustre definiscono le condizioni ottimali per il contenimento della biodiversità nel contesto di un paesaggio mutevole nel suo divenire.
In questi territori si afferma una tendenza quasi violenta nel trasformare tutto quanto è pubblico, comune, condiviso, in un bene appropriato e privatizzato.
Una serie di piccoli ma disseminati fenomeni di edilizia in assenza di titoli autorizzativi compromettono il livello di naturalità e di qualità ecologica eppure caratterizzano lo scenario con un fascino selvaggio da terra di confine.
Quello della fascia fluviale è un paesaggio che attende i necessari processi di valorizzazione.
La carenza di coordinamento normativo tra le regioni, i comuni rivieraschi e tutti gli altri enti preposti ha creato anfratti di illegalità a scapito della comunità. La presenza criminale, sia in acqua che lungo le sponde, testimonia lo stato di fatto nonostante le comunità dei territori di appartenenza dimostrino, a modo loro, un forte attaccamento affettivo al territorio.
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